Heritage interpretation, il metodo
Nel 1957, Tilden scrisse Interpreting our Heritage un libro che aveva l’ambizione, pienamente riuscita, di fondare una filosofia di base e definire dei principi che potessero essere insegnati alle guide e a tutti coloro che per via diretta o indiretta avessero a che fare con il pubblico in visita ai grandi parchi americani, ai musei e monumenti storici.
Da allora questi principi e filosofia sono stati utilizzati ed insegnati in tutto il mondo, hanno dato vita ad approfondimenti e tecniche, ma, nella loro fondatezza, efficacia e semplicità non sono mai stati cambiati, ma anzi declinati in modo da rispondere alle esigenze diverse in ogni epoca.
I principi di Tilden fondamentalmente suggeriscono all’interprete di non limitarsi ad offrire ai visitatori semplici informazioni (per quanto scientificamente esatte) ma piuttosto di imparare ad avvalersi di tutte le arti che egli ritenga le più adatte come la narrazione, o la poesia, ma anche la recitazione ecc., per rivelare le relazioni, i contesti e i significati profondi che si celano dietro il mondo che ci appare allo scopo di toccare non solo l’intelletto ma anche i sensi, il cuore e l’anima dei visitatori. In breve: l’uomo nella sua interezza.
L’obiettivo
Lo scopo dell’Heritage Interpretation è quello di riuscire a rendere il patrimonio tangibile e immateriale significativo per il pubblico.
Questo metodo di lavoro risulta particolarmente efficace in tutti quegli ambiti in cui entrare realmente in contatto con il patrimonio presuppone una riflessione personale su un dato tema.
L’Heritage Interpretation viene utilizzata in diversi contesti: dalle aree naturali protette fino ai musei di arte o memoriali-musei e si presta in particolar modo ad affrontare temi scomodi e non banali.
L’obiettivo non è istruire il proprio pubblico, ma farlo riflettere, innescare il desiderio di approfondimento, spingere a guardare alle cose in profondità da punti di vista diversi.